Il CAI di Esperia: custodi dei sentieri del Parco

Nella serena carezza dei Monti Aurunci, ogni sentiero tracciato diventa un varco verso la scoperta. Oggi, in mezzo alla tela verde di queste antiche montagne, rivolgiamo il nostro sentito ringraziamento a coloro che permettono questo continuo viaggio d’esplorazione.

Grazie al prezioso sostegno del CAI Esperia, siamo in grado di mantenere i sentieri del Parco Naturale dei Monti Aurunci, garantendo condizioni ottimali per gli appassionati di escursionismo e gli amanti della natura. L’impegno e la dedizione del CAI sono pilastri fondamentali per la fitta rete sentieristica del Parco.  La loro passione per le montagne e la ferma volontà di preservarle costituiscono una risorsa inestimabile per tutti.

Quest’anno, la nostra gratitudine si estende in particolare ai custodi del Sentiero 915B, Fraile – Rifugio Pornito. Gli sforzi dei volontari del CAI di Esperia non solo mantengono i nostri sentieri accessibili, ma contribuiscono anche alla conservazione della bellezza e della biodiversità dei nostri Monti Aurunci.

Un ringraziamento speciale a tutti i volontari che hanno dedicato il loro tempo e la loro energia a questa vitale operazione di manutenzione. Insieme, continuiamo a camminare, esplorare e tutelare la natura che ci avvolge. Perché è solo attraverso sforzi uniti che possiamo mantenere viva la magia dei nostri paesaggi.

Grazie, CAI di Esperia, per custodire i sentieri dei Monti Aurunci, assicurando che ogni passo compiuto sia un tributo alla natura.

In Cammino nei Parchi – 13 maggio 2018 a Monte Faggeto

Un vero e proprio abbraccio al Parco: così si potrebbe definire la giornata “In Cammino nei Parchi” che la Commissione Regionale Tutela Ambiente Montano del CAI del Lazio ha organizzato scegliendo la nostra Area Protetta, per la precisione Monte Faggeto, riuscendo a coinvolgere decine e decine di iscritti ed escursionisti dall’intera regione. A Campodimele sono così confluite le sezioni (o sottosezioni) del CAI di Poggio Mirteto, Cassino, Aprilia, Monterotondo, Viterbo, Rieti, Roma, Colleferro, Leonessa, Frosinone, Antrodoco, Latina, per un totale di ben oltre 100 partecipanti, tutti desiderosi di camminare in libertà, alla scoperta dei paesaggi e delle bellezze del Parco Naturale dei Monti Aurunci, lungo il sentiero n. 905 che porta dal piccolo centro, sede tra l’altro dell’Ente gestore dell’Area Protetta, alla vetta del Faggeto.

Abbiamo accolto gli escursionisti, introducendoli alla magia di una catena montuosa la cui ossatura è costituita da conchiglie preistoriche di un mare tropicale e da rocce modellate dall’alchimia degli elementi: il calcare, la pioggia, il carsismo, le foreste e le garighe, con un accenno a vecchi miti e credenze che tutt’oggi popolano i racconti delle comunità del Parco.

La collaborazione tra gli accompagnatori del CAI e il Parco ha reso possibile lo svolgimento ordinato e appassionato dell’escursione, a testimonianza della riedizione di una sinergia che si potrà senz’altro riproporre in futuro. Il lungo corteo si è disteso attraverso il canalone boscoso di Valle del Tasso, dove il microclima freddo e umido della gola consente al faggio di avere, dopo varie isoipse, la meglio sul bosco misto di carpini e aceri. Si è quindi sbucati alla sella, ariosa e luminosa, che si apre sul cassinate e che accoglie la sterrata proveniente da Campodimele per il rifugio del Faggeto. Da qui gran parte del gruppo ha intrapreso l’erta finale per la vetta, mentre una parte ha preferito godersi il pallido sole di questa primavera incerta presso l’area attrezzata del rifugio.

Per chi è salito, c’è stato senz’altro un pizzico di delusione a causa della nebbia che avvolgeva la cima: tuttavia, la soddisfazione è stata grande, soprattutto per chi non conosceva ancora il fascino di questa catena montuosa, per certi versi accresciuto dall’aura di mistero conferita proprio dalla nebbia. Tra le rocce, il prato regala in questo periodo varie fioriture, tra cui spiccano in particolare le orchidee spontanee.

Scendendo, chi ha optato per la sterrata, preferendo variare rispetto al tragitto di andata, si è potuto parzialmente rifare del mancato panorama: squarci tra le nubi hanno regalato colpi d’occhio estremamente suggestivi verso il Circeo e il Lago di Fondi, oltre che sul polje di Campodimele e il Santuario della Civita.