Conclusi gli Stati Generali della DMO Lazio Meridionale. Al via ora la nuova fase operativa della destinazione.

L’associazione pubblico-privata, a seguito degli Stati Generali appena conclusi a Gaeta, ha dato oggi avvio ad una nuova fase operativa.

“Un’opportunità unica per un territorio che deve imparare a valorizzare appieno le proprie ricchezze naturalistiche, storiche, religiose ed economiche”, ha commentato Gerardo Stefanelli, Presidente della Provincia di Latina e tra coloro che hanno promosso la nascita della DMO fin dall’inizio.

 

Dall’analisi che in questi mesi la DMO ha svolto in collaborazione con l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale e con il supporto di The Data Appeal Company, è emerso che il grado di soddisfazione dei visitatori nel Lazio Meridionale nel 2022 era superiore di 3,8 punti percentuali in confronto al sentiment dell’intera regione. Dal punto di vista dei visitatori, il personale e l’accoglienza sono i punti di forza della destinazione e per i primi 6 mesi del 2023 si registra già una saturazione OTA (le Online Travel Agency, agenzie di viaggio online attraverso le quali prenotare servizi come: hotel, voli, attività e noleggio auto) dell’11,2%, in crescita del 3,9% rispetto ai primi 6 mesi del 2022.

 

Ora che anche il basso Lazio ha una vera rete di territori pronti a cooperare, tutti gli sforzi si concentreranno sulla presentazione della destinazione sul mercato, nazionale e internazionale, attraverso la partecipazione ed eventi e fiere come la Itb di Berlino, il coinvolgimento di esperti, giornalisti e blogger locali, che saranno ambasciatori di un territorio davvero unico e variegato.

 

Stefano Soglia, Destination Manager della DM O, ha voluto specificare che “Si punterà sui prodotti tipici, sugli itinerari identitari, sulle esperienze e sulla sostenibilità. Il Lazio Meridionale ha tutte le carte in regola per diventare una destinazione al passo con i tempi e in linea con i nuovi cluster di interesse per il mercato, come l’outdoor, il turismo di ritorno e quello esperienziale. La DMO metterà a sistema la ricchezza esistente e farà in modo che l’offerta sia appetibile per una domanda sempre più esigente. Tutto questo non sarebbe possibile senza un’azione bottom-up, che parte dal basso, che incoraggia la condivisione tra pubblico e privato di idee innovative e contenuti da diffondere”.

 

 

La DMO ringrazia tutti i relatori presenti fisicamente e da remoto, i suoi soci privati e pubblici per la partecipazione, in particolare i Comuni di Cassino, Castelforte, Esperia, Itri, Formia, Gaeta, Minturno, Pontecorvo, Santi Cosma e Damiano, gli Enti Parco degli Aurunci, Parco Riviera di Ulisse e l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Con l’auspicio che alla Destinazione possano prender parte in futuro e contribuire allo sviluppo turistico locale anche gli altri comuni del territorio non ancora aderenti.

 

L’esperienza della DMO Destinazione Lazio Meridionale – ha dichiarato il Presidente Giorgio De Marchissta già dimostrando che lo sforzo congiunto tra Enti pubblici e privati sta definendo efficacemente la pianificazione strategica unitaria delle attività del territorio, andando a massimizzare il potenziale turistico dell’area vasta che abbraccia il cassinate, i Monti Aurunci e la Riviera di Ulisse”.

Territorio in rete per il turismo: al via a Gaeta gli Stati Generali della DMO Lazio Meridionale

Il 27 gennaio al Castello Angioino dalle 14:30 alle 18:30 la presentazione delle attività dell’associazione composta da Comuni, enti Parco, privati e Università di Cassino e del Lazio Meridionale

Un anno di lavoro e di confronto giunge a un nuovo step per la DMO Lazio Meridionale, la Destination Management Organization nata lo scorso anno con la partecipazione di enti locali, Università, enti Parco e imprenditori privati, per attuare una gestione strategica della promozione turistica di un importante territorio, compreso tra le province di Latina e Frosinone.

Venerdì 27 gennaio, presso il Castello Angioino, nella sede dell’Università degli Studi di Cassino, dalle 14.30 alle 18.30 si terranno gli Stati Generali dell’associazione pubblico-privata. I rappresentanti dell’organizzazione presenteranno il lavoro svolto, aprendo uno spazio di idee progettuali tra tutti i partner di questo ambizioso percorso che, attraverso il modello della DMO, intende promuovere e commercializzare la destinazione turistica del Lazio Meridionale, ricca di bellezze storico-naturalistiche e assai variegata, ricompresa tra i Comuni di Minturno, Gaeta, Formia, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Itri, Pontecorvo, Cassino, Esperia, gli enti Parco dei Monti Aurunci e Parco Riviera d’Ulisse.

L’evento sarà un’interessante occasione di confronto tra partner privati, istituzioni locali e regionali. Ai saluti istituzionali del sindaco di Gaeta Cristian Leccese, della Dirigente Regionale dell’Area Promozione e Commercializzazione turistica Amalia Vitagliano e del Presidente della DMO Giorgio De Marchis, direttore del Parco dei Monti Aurunci che è il promotore del progetto, seguirà l’esposizione delle analisi turistico-territoriali svolte anche grazie alla collaborazione con l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, verranno svelati il brand della destinazione e il nuovo sito di promo-commercializzazione, che racchiude contenuti ed esperienze legate al territorio. Infine saranno presentati i progetti di sviluppo turistico dei soci beneficiari del supporto economico ed organizzativo dalla DMO.

Gli Stati Generali saranno anche l’occasione per confrontarsi con le altre DMO laziali sul lavoro finora compiuto, nonché un punto di partenza per le azioni imminenti e future, che continueranno a svolgersi in sinergia tra pubblico e privato per una crescita inclusiva e sostenibile del turismo nel territorio interessato.

Alla DMO Destinazione Lazio Meridionale, vincitrice di un bando regionale per l’attuazione di interventi a sostegno delle destinazioni turistiche del Lazio, hanno già aderito più di venti operatori privati. Tutti decisi ad avere una comune idea di sviluppo turistico del territorio.

Programma evento

Il 14 e 15 gennaio alla scoperta della Via Francigena a sud nel Lazio

La DMO  Via Francigena a sud nel Lazio ci porta a tra Itri e Fondi per conoscere “Il Sentiero degli Eremiti” un suggestivo cammino tra natura, tradizione e storia.
Di seguito il programma e i contatti per info e prenotazioni.
Buon cammino!

PROGRAMMA
14 GENNAIO Itri – santuario della Civita – Ostello Ossigeno circa 8 Km
Arrivo a Itri alle Ore 9:00 trasferimento con pullman privato dalla Stazione al centro di Itri, incontro- accoglienza con rappresentanti Amministrazione Locale, in Piazza Umberto I. Breve visita del Centro Storico.
Si parte dal centro cittadino lungo la strada Civita Farnese voluta fortemente dai re di Napoli e dal papato per favorire il pellegrinaggio al santuario della Madonna della Civita protettrice della città di Itri, in contrada Raino si devia dalla strada per prendere il sentiero che annualmente i devoti percorrono per andare in pellegrinaggio presso il santuario, successivamente si riprende la Civita Farnese per raggiungere l’Ostello Ossigeno. Sul percorso si incontrano molte edicole votive lungo il sentiero.
Cena , pernottamento e colazione presso Ostello Ossigeno euro 45

15 GENNAIO Ostello Ossigeno – Fondi circa 15 Km
Dall’ostello ossigeno si prende il sentiero che costeggia il monte le Vele e raggiunge l’antico eremitaggio benedettino di San Vennitto, da qui attraverso sentiero CAI si raggiunge l’orto botanico in località crocette e la chiesa di Santa Maria Romana (o vallumana) con la caratteristica sorgente, dalla chiesa si imbocca il sentiero che porta verso Fondi passando per l’antico insediamento preromano di pianara, recentemente indagato da archeologi delle università di Pavia e Siena, in ultimo si raggiunge Fondi e villa Placitelli dove tra gli alberi di agrumi si possono scorgere i resti di un tempio dedicato alla dea egizia Iside, merenda presso la Casa del Pellegrino .

INFO E PRENOTAZIONI 320 61 96 535
segreteria@dmofrancigenasudlazio.it

Servizio Civile, pubblicato il Bando per la selezione degli operatori volontari

È pubblicato il Bando per la selezione di 71.550 operatori volontari da impiegare in progetti afferenti a programmi di intervento di Servizio civile universale da realizzarsi in Italia e all’estero.

Fino alle ore 14.00 di venerdì 10 febbraio 2023 è possibile presentare domanda di partecipazione ad uno dei progetti che si realizzeranno tra il 2023 e il 2024 su tutto il territorio nazionale e all’estero.

Nel Parco Naturale dei Monti Aurunci sono previsti n. 23 operatori volontari dislocati come segue:

n. 3 volontari – sede di Campodimele

n. 4 volontari – Vivaio forestale di Itri

n. 2 volontari – Monumento Naturale Mola della Corte Settecannelle nel comune di Fondi

n. 2 volontari – centro De Santis Maranola (Formia)

n. 4 volontari – Museo Naturalistico Spigno Saturnia

n. 6 volontari – Museo del Carsismo, Palazzo Spinelli Esperia

n. 2 volontari – Centro Vivaistico del Parco, Monticelli di Esperia

Le domande potranno essere presentate dalla pagina del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale

Le ricerche archeologiche nel parco hanno iniziato a far luce sulle ultime fasi di un insediamento altomedievale d’altura. Gli scavi eseguiti dall’èquipe del laboratorio di Archeologia dei Paesaggi dell’Università di Siena grazie alla convenzione con l’ENTE PARCO.

Copyright Ministero della Cultura. Concessione di Scavo n.811 del 20/06/2022

Nel corso degli ultimi mesi l’équipe del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi dell’Università di Siena, guidata dal Prof. Franco Cambi, ha attivato nell’area diverse attività di ricerca legate ai paesaggi della regione dei Monti Aurunci. Si tratta di attività diverse e complementari tra loro che puntano a gettare le basi per un progetto più ampio. L’idea che inizia a prospettarsi nelle menti dei ricercatori vuole essere in grado di coinvolgere su più livelli le componenti scientifiche, istituzionali e civiche del territorio e non solo, a partire dal Parco Naturale dei Monti Aurunci e dal Comune di Campodimele, con i quali si sono instaurati da subito proficui rapporti di collaborazione, espressi formalmente anche in forma di convenzione tra gli enti.

Primo risultato di questa collaborazione è stato l’avvio delle ricerche archeologiche nel sito di S. Andrea, situato tra i Comuni di Campodimele e Itri. Le indagini, fortemente volute e sostenute dal Parco e dal Comune di Campodimele, hanno permesso di iniziare a far luce sulle ultime fasi di un insediamento altomedievale d’altura, nel quale la presenza di materiali più antichi lascia presagire fasi di frequentazione precedente, probabilmente da ricollegare all’importante ruolo che questo insediamento doveva avere per il controllo del passo di S. Nicola e della viabilità interna ai Monti Aurunci che ancora oggi collega la Valle del Liri con il Lazio meridionale costiero.

 

Con l’avvio di queste iniziative l’interesse per la regione e per il suo potenziale scientifico è tornato a crescere. Al gruppo senese si è subito affiancato il team di ricerca del Prof. Massimiliano Di Fazio dell’Università di Pavia, interessato a tematiche storiche legate alle fasi precedenti alla romanizzazione della regione. Anche questa collaborazione ha dato vita ad attività di ricerca sul campo, svoltesi nel mese di ottobre sui siti di Pianara a Fondi e di S. Cristoforo a Itri, in un’ottica di collaborazione totale tra studiosi con l’obiettivo condiviso di gettare nuova luce sulla storia della regione.

Lo spirito con cui le due équipe,composte da ricercatori (Edoardo Vanni, archeologo e Presidente di Archeologia Diffusa), giovani studiosi (Elena Marazzi, dottoranda Università di Pavia; Federico Saccoccio, dottorando Università di Pisa) e studenti dei due atenei, si affacciano sul panorama del Lazio meridionale costiero è ispirato ad alcuni capisaldi fondamentali. Innanzitutto, una solida tradizione di ricerca storico-archeologica, da sempre svolta in tutta Italia con metodo, basi teoriche scrupolose e ferrea cultura stratigrafica e del contesto – necessari per aprire la strada a interessanti prospettive di valorizzazione.

In un’ottica di ampio respiro, è importante una visione d’insieme che punti alla progettualità e alla continuità delle pratiche di ricerca, da condividere con gli attori presenti sul territorio. La ricerca archeologica non è solamente un esercizio accademico bensì una pratica legata strettamente al progresso delle comunità e dei territori coinvolti.

“Come ormai dimostrato ampiamente” aggiunge il Dott. Edoardo Vanni“ la sinergia tra enti di ricerca, istituzioni locali e cittadinanza, contribuisce in maniera significativa alla costruzione condivisa del patrimonio culturale e materiale, incrementando la consapevolezza del suo valore ed attivando modalità creative per la sua conservazione e valorizzazione nel presente”.

Non solo enti, ma anche cittadinanza: il percorso dell’archeologia parte dalla ricerca con presupposti scientifici saldi per poi interfacciarsi immancabilmente con i cittadini e le loro espressioni civiche. Conoscere, disseminare, coinvolgere sono le parole chiave di un processo (l’impostazione di ricerche di ampio respiro) che non può prescindere dalla collaborazione proficua con le comunità. Ma tutto questo parte, necessariamente, dalla ricerca scientifica correttamente impostata e svolta.

Lo sguardo all’attualità ha sempre guidato il lavoro del Prof. Franco Cambi, da anni membro della Società dei Territorialisti e impegnato nella promozione dei paesaggi storici come strumento interpretativo del presente. In un momento storico tanto complesso come quello attuale, occuparsi del passato risulta quanto mai vitale per la resilienza delle comunità di oggi.

“ La proficua collaborazione con i ricercatori dell’Università di Siena sta portando alla luce interessanti scoperte archeologiche nel parco precisamente nei pressi del valico di San Nicola. Le attività che abbiamo fortemente sostenuto – dichiara il direttore Giorgio De Marchis – sono nella fase iniziale e ci auguriamo possano proseguire con maggior vigore nei prossimi anni. -Il progetto sul quale siamo impegnati si basa sulla necessità di affiancare le scoperte archeologiche al nostro patrimonio naturalistico e paesaggistico che il parco conosce”

La fine di questa prima stagione di ricerca nella regione necessita di uno spazio in cui si racconti e si apra alle comunità della zona. Il Parco dei Monti Aurunci organizzerà presto un evento volto alla condivisione dei risultati preliminari delle ricerche.

Puliamo il Mondo, il 1° Ottobre a Formia

Domani dalle 9:30 alle 12:00 a Formia nel Borgo di Mola torna “Puliamo il mondo”, il tradizionale evento promosso da Legambiente.
L’appuntamento  di Formia è organizzato dal Parco Naturale dei Monti Aurunci e dal circolo Legambiente sud pontino e vedrà protagonisti gli studenti istituti formiani Pasquale Mattej, Dante Alighieri e Vitruvio Pollione.
I volontari dell’ambiente si metteranno al lavoro per ripulire dai rifiuti abbandonati strade e piazze, angoli delle città, parchi urbani e spiagge.

La popolazione di Rovelle di Settecannelle appartiene ad un ceppo esclusivo dell’Italia meridionale

il lago si settecannelle

 

Rovella
immagine presa da http://www.ittiofauna.org/

Il giorno 07/10/2021, con l’autorizzazione dell’Ente Parco,  il Dott. Gerardo Petrosino, dottorando dell’Università di Roma “Sapienza”, ho effettuato il campionamento dei
pesci presenti nel monumento naturale di Settecannelle, in particolar modo della Rovella Sarmarutilus rubilio.

I risultati della ricerca,  sono stati resi noti con la pubblicazione del relativo articolo sulla rivista scientifica Genes, redatto dalla Dott. Petrosino e dai suoi collaboratori (leggi l’articolo)

Nell’articolo, che si occupa per la prima volta della diversità genetica intraspecifica della Rovella, il sito di Settecannelle è indicato con la sigla SET e da un quadrato blu nelle mappe/grafici.

Lo studio ha rivelato che la popolazione di Rovelle di Settecannelle appartiene ad un ceppo genetico esclusivo dell’Italia meridionale, chiamato ceppo B (Figura 2 nell’articolo e torte blu in Figura 3); la maggior parte delle rovelle analizzate nel resto d’Italia appartiene invece al ceppo A.

Le differenze fra ceppo A e B di rovella sono tanto significative da essere quasi paragonabili a quelle che si osservano fra specie diverse.
Dalle analisi è stato scoperto che, sebbene il gruppo B sia originato proprio nell’Italia meridionale (compreso il basso Lazio), questo è stato soppiantato nel suo areale dal gruppo A, proveniente dal bacino del Tevere.
In questo contesto la piana di Fondi (ovvero il sito SET e il vicino lago di San Puoto, sigla SPU) rappresenta un’area unica dal momento che qui sono state trovate solo rovelle del gruppo B, probabilmente protette dall’invasione delle rovelle A grazie all’isolamento costituito dai monti Ausoni-Aurunci.

Oltre questi monti (sia a nord, codice SIS nell’articolo, che a sud, codice SCR, Figura 1), invece le popolazioni di rovelle sono miste, con la netta predominanza di quelle A.
Alla luce di queste osservazioni gli autori, nella sezione finale dell’articolo, suggeriscono una serie di azioni per la conservazione di questa specie (presente nell’Allegato II della Direttiva
Habitat), soprattutto in quei siti come Settecannelle che rappresentano un unicum dal punto di vista genetico.

Nel dettaglio evitare l’introduzione di specie ittiche che possono entrare in competizione con la rovella (ex Persico sole, Rutilo, Triotto) ed assolutamente evitare nella piana di Fondi l’immissione di rovelle provenienti da altre zone (anche dalla stessa provincia di Latina), in tal modo infatti si andrebbe ad inquinare irrimediabilmente il patrimonio genetico unico di quest’area.

Le analisi non sono ancora finite e al momento i ricercatori stanno lavorando alla pubblicazione altri articoli sulle rovelle, anche di Settecannelle, ovvero sulle differenze morfologiche
fra le diverse popolazioni.